Come ogni settimana, RadioPNR propone la riflessione del Vescovo sul Vangelo della Domenica.
Ecco la nuova riflessione sul Vangelo di domenica 3 febbraio 2019.
Carissimi quarta domenica del tempo ordinario, la liturgia ci fa ascoltare ancora il capitolo quarto del vangelo secondo Luca che abbiamo iniziato domenica scorsa, ricordate Gesù è tornato a Nazaret, di sabato, entra in sinagoga gli viene offerto il rotolo del profeta Isaia lui si alza e proclama il capitolo 61 di Isaia. Poi mentre gli occhi di tutti sono fissi su di lui dice alcune parole che suonano come nuove sono parole nuova Gesù non commenta Isaia 61 Gesù dice: "questa parola si compie oggi per voi che l’ascoltate, dice Isaia 61 sono io lo spirito del Signore su di me mi ha mandato ad annunciare una buona notizia che è una parola di liberazione, l’anno di grazia del Signore".
Tutti vengono veramente sorpresi da questa parola restano anche attratti da questa parola sembrano essere ben disposti, in realtà poi cominciano ragionamenti diversi dicono non è questo il figlio di Giuseppe lo conosciamo, ci siamo cresciuti insieme, sembra che la loro idea di lui non possa corrispondere al tenore di quelle parole. Gesù avverte questo cambiamento di clima, questa disposizione diversa nei suoi confronti, cita un proverbio dice certamente voi mi direte maestro cura te stesso, fa qui a casa tua a Nazaret quello che hai fatto a Cafarnao, opera guarigioni. Come a dire dacci un segno che questa tua parola tu hai detto si compie di fronte a voi questa pagina di Isaia dacci un segno che ciò che hai detto è vero. Gesù sembra dover corrispondere a queste attese, a queste pretese da parte dei suoi paesani, ma Gesù è un dono non può essere la conseguenza di una nostra pretesa, ed è così che Gesù avverte che non c’è lo spazio per poter operare ciò che ha fatto a Cafarnao.
Parla in maniera molto chiara, come sempre, ed il riferimento ad Elia a Eliseo che avevano compiuto gesti di salvezza al di fuori del popolo di Israele, forse questo, anzi sicuramente questo ha irritato di più i suoi compaesani Gesù avverte che la che la sua parola profetica non può essere accolta in patria a casa sua. Questo rifiuto poi si fa forte perché lo trascinano fuori dalla sinagoga, lo conducono su fino a un burrone sul quale Nazaret è collocata vogliono scaraventarlo di sotto, ma Gesù passa in mezzo a loro e continua il suo cammino. Tutto il vangelo di Luca è un racconto del viaggio di Gesù verso Gerusalemme, la meta è Gerusalemme nulla può fermare Gesù in questa sua decisione di andare verso Gerusalemme. È una parola che come sempre vuole dire qualcosa alla nostra vita Gesù non risponde alle nostre pretese, la rivelazione del volto di Dio non può essere la risposta a ciò che noi attendiamo è un dono e questo dono noi dobbiamo aprirci, da parte dei suoi compaesani c’era la volontà di possederlo, di tenerlo per se, quasi potesse essere una loro proprietà.
Gesù è un dono per tutti e si offre alla vita di ciascuno come una novità da accogliere dentro la propria vita. La questione dell’accoglienza o del rifiuto di lui è la questione decisiva anche per noi Gesù si manifesta, si manifesta come l’antico compimento della profezia di Isaia lui è venuto per portare la buona notizia che è l’annuncio della rivelazione, sta a noi se accogliere o rifiutare questa parola se voler ingabbiare Dio dentro il nostro schema, fai anche qui quello che hai fatto a Cafarnao, quindi una pretesa o se accogliere il dono del suo manifestarsi dentro la nostra vita. Sta a noi scegliere e questa è una scelta che certamente da un orientamento alla nostra vita, ma è una scelta che poi va ripetuta ogni giorno in ogni istante.
Accogliere la manifestazione di Dio e la sua santa volontà dentro la nostra vita, è quello che vogliamo imparare a fare per questo ci viene data la parola con la quale noi possiamo aprire il cuore all’ascolto di lui, è lui che ci parla ogni volta che ascoltiamo la parola. Per questo noi anche in questa domenica siamo chiamati a dare una risposta nel nostro cuore per non rischiare di dare spazio alla sua azione potente.
A Nazaret Gesù non può operare prodigi perché non c’è lo spazio sufficiente, non c’è la disposizione di fede che permette a lui di manifestare il suo amore.
C’è una chiusura, c’è una pretesa, che non accada questo nella vita di ciascuno di noi delle nostre comunità, ma piuttosto possa esserci un esperienza gioiosa di chi accoglie come un dono il manifestarsi della parola di Dio la luce nuova della sua parola, il compiersi delle promessa antica nella sua presenza in mezzo a noi e nella sua Pasqua.