Una folla rossa composta da circa 6000 volontari della Croce Rossa Italiana e dei Corpi Ausiliari delle Forze Armate è stata ricevuta in udienza in Aula Paolo VI lo scorso sabato 6 aprile da Sua Santità Papa Francesco.
Una data in cui si sono ricordate le vittime del Covid-19, perché Croce Rossa Italiana in quei due mesi di lockdown era sempre operativa anche nei luoghi in cui il contagio era massimo - come ha ricordato la volontaria del Comitato di Bergamo -, le vittime del terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009 - dove hanno operato più di 11 mila volontari da tutta Italia -, le missioni in Ucraina, gli interventi per le recenti alluvioni dell’Emilia Romagna e della Toscana e la gestione dell’hotspot di Lampedusa.
“Vorrei invitare tutti voi a dire quello che la Croce Rossa fa ogni giorno, ad andare a dire che in Medio Oriente si è fatto del pane col grano arrivato dalla Croce Rossa - ha detto il Presidente nazionale Rosario Maria Valastro prima dell’udienza-. Deve sempre essere lasciata alla Croce Rossa la possibilità di agire. La Croce Rossa lavora anche nel silenzio alla sera quando tutti sono a casa per aiutare quelle persone che non hanno casa. Per queste persone le feste sono un momento di solitudine ma i nostri volontari riescono a stare con quella gente togliendoli dalla solitudine per alleviare le loro sofferenze”.
Il Santo Padre, visibilmente affaticato, è stato più volte interrotto dagli applausi.
“Sono contento di incontrarvi in occasione del 160° anniversario della fondazione della Croce Rossa Italiana - ha detto Papa Francesco ai volontari della CRI -. Di fronte alle devastazioni e alle sofferenze causate dalla guerra - anche oggi non dimentichiamo questo! - ci fu un sussulto di umanità che si tradusse in gesti e opere concrete di assistenza e di cura, senza distinzioni di nazionalità, ceto sociale, religione od opinioni politiche. Questa corrente di amore non si è mai fermata: oggi, come ieri, la vostra è una presenza efficace e preziosa, specialmente in tutti quei contesti in cui il fragore delle armi soffoca il grido dei popoli, il loro anelito di pace e il loro desiderio di futuro”.
Un lavoro, quello della Croce Rossa, che si può vedere ogni giorno anche nelle zone di guerra o, più in generale, in situazioni di emergenza.
“Quella di oggi - ha continuato il Santo Padre - è un’occasione speciale per esprimervi tanta gratitudine per il servizio che rendete nei contesti bellici e per l’aiuto che ogni giorno prestate a chi è nel bisogno in molteplici situazioni di emergenza. Grazie, grazie tante per questo! Il vostro impegno, ispirato ai principi di umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità, è anche segno visibile che la fraternità è possibile. Se si mette al centro la persona, si può dialogare, lavorare insieme per il bene comune, andando oltre le divisioni, abbattendo i muri dell’inimicizia, superando le logiche dell’interesse e del potere che accecano e rendono l’altro un nemico. Possa la Croce Rossa restare sempre simbolo eloquente di un amore per i fratelli che non ha confini, né geografici, né culturali, sociali, economici o religiosi. Non a caso, lo slogan che avete scelto per celebrare il 160° anniversario è “Ovunque per chiunque”. È una cosa universale. Si tratta di un’espressione che, mentre racconta un impegno, descrive anche uno stile, un modo di essere e di esserci. Ovunque, perché nessun contesto può dirsi libero dalla sofferenza, libero dalle ferite del corpo e dell’anima, sia nelle piccole comunità sia negli angoli più dimenticati della Terra. Bisogna globalizzare la solidarietà, operando a livello nazionale e internazionale. Ovunque e per chiunque, perché la nostra è la società dell’io più che del noi, del piccolo gruppo più che di tutti. È una società in questo senso egoista. La parola “chiunque” ci ricorda che ogni persona ha la sua dignità e merita la nostra attenzione: non possiamo voltarci dall’altra parte o scartarla per le sue condizioni, la sua disabilità, la sua provenienza o il suo status sociale. Per questo vi esorto a continuare a stare accanto ai fratelli e alle sorelle che hanno bisogno, con competenza, generosità e dedizione, soprattutto in un tempo in cui crescono, come zizzania, il razzismo e il disprezzo”.