16 marzo 2018

“Sing A Song For Maurice!“

D i s c h i d e l l a S e t t i m a n a :

 

T h e R e v e r e n d S h a w n A m o s - “ Breaks It Down ” ( Put Together )

Lo spunto per il nuovo album dell’ originale cantante e armonicista di Los Angeles, Ca.

arriva da un viaggio effettuato nella primavera dello scoso anno in Tennessee e Alabama,

profondo Sud. Nei luoghi – Birmingham e Memphis – passati alla storia per le marce pacifiste di Martin Luther King per la conquista dei diritti civili dei neri americani e per

la sua tragica scomparsa. La presa di coscienza del proprio colore della pelle e quindi della

propria diversità, sta alla base di questa collezione di brani che l’ artista stesso definisce

Canzoni di Libertà del 21° Secolo”. I riferimenti sono , naturalmente, il gospel di protesta

degli anni ’60, gli Staples Singers, Curtis Mayfield…Luoghi di registrazione i mitici Fame

Studios di Muscle Shoals, Al. e i rinnovati Royal di Memphis, ma anche gli Ocean di L.A.

Tra i musicisti coinvolti , gli storici comprimari di Al Green e Willie Mitchell. Il risultato è

un disco di breve durata – appena 29 minuti – ma di formidabile intensità. Il Reverendo,

davvero molto ispirato, vi inserisce i due singoli pubblicati negli ultimi mesi ( “2017”, “Ain’t

Gonna Name Names” ), un paio di nuove tracce ( “Moved”, “Hold Hands” ) e una trilogia

intitolata proprio “Freedom Suite”. A sorpresa due “covers” di origine britannica. “The Jean

Genie”, che il compianto David Bowie incluse nell’album “Aladdin Sane” del 1973 e una emozionante rilettura in chiave gospel del classico di Nick Lowe “(What’ s So Funny ‘Bout )

Peace, Love And Understanding”. Da restare col fiato sospeso per tanta bellezza…

 

L a z e r L l o y d - “ F r e e d o m ‘ s C h i l d “ ( Lots Of Love )

Nato a New York e cresciuto nel Connecticut, ascoltando soprattutto Willie Nelson, Neil Young e Bob Dylan, Lloyd abbandona nei primi anni ‘90 gli States e la speranza di registrare a Nashville con Gary Tallent ( E-Street Band ). Accetta l’ invito di Rabbi Shlomo

Carlebach, “guru” del blues israeliano, e ritorna nella terra dei genitori, dove per un decennio guida la jam-band Reva L’Sheva. Da qualche anno il cantante e virtuoso chitarrista fa la spola tra Israele e USA e nel 2015 pubblica il primo lavoro a livello

internazionale per l’ etichetta fondata insieme al produttore Yo Seidman. Due anni di attesa ed ecco il nuovo lavoro, registrato in Pennsylvania e Israele ( Tel Aviv, Ramat Beit

Shemesch, Gerusalemme ) , con al suo fianco la fedele e coesa sezione ritmica formata da

Moshe Davidson (basso) ed Eimelech Grundman (batteria). Lazer non sbaglia e ripropone

la vincente e illuminata miscela di swamp country blues, folk e rock delle radici. La scaletta è tutta originale con una sola “cover”, come nel precedente album. E se in quel caso la scelta era caduta sul canto del cigno postumo di Otis Redding , “(Sitting On) The

Dock Of The Bay”, qui tocca alla dylaniana “All Along The Watchtower”, riletta in chiave acustica. Lloyd è solo anche nella “title-track” e in “America” e firma il capolavoro del disco

con “Esqueça Do Mundo (Forget The World)”, intenso e dilagante strumentale che ha conquistato un seguito impressionante su YouTube.

 

D a v i d e P a n n o z z o - “ Unconditional Love “ ( Autoprodotto )

Considerato da molti critici uno dei più interessanti chitarristi blues contemporanei e dal

grande Magic Slim uno dei “migliori strumentisti della nuova generazione”, Davide Pannozzo sembra aver intrapreso la strada giusta. Chitarrista raffinato e moderno – nel

suo stile è possibile scorgere tracce di Jeff Beck, Eric Clapton, David Gilmour e Jimi Hendrix – ha raggiunto le semifinali dell’ International Blues Challenge a Memphis, Tenn.

e si è esibito come “headliner” in molti concerti in giro per il mondo. Questo nuovo album

- il terzo – è la perfetta incarnazione del “sogno americano”. Davide invia il materiale già registrato al celebre Steve Jordan: risposta entusiasta e non solo di Jordan, ma anche

dell’amico Will Lee, altro produttore da brividi. Il nostro prende casa a New York e il “sogno” si concretizza in poco tempo in questo nuovo lavoro, fatto di blues, rock, pop e jazz, che si mescolano in modo brillante e dinamico. Otto i temi autografi che non lasciano

dubbi sulla “verve” compositiva del chitarrista. Due i ripescaggi , dai repertori di George Harrison ( “Wah Wah” ) e di Billy Cobham con “Stratus”, lunga cavalcata strumentale in

puro stampo jazz-rock. Naturalmente Jordan e Lee non si limitano solo alla produzione,

ma sono attivi anche con i loro strumenti, batteria e basso. Completano la band altri pezzi da 90” come i tastieristi Ricky Peterson e Oli Rockberger e il batterista Shawn Pelton. Il sogno è ormai diventato realtà…

B e t h W i m m e r - “ B o o k m a r k “ ( Autoprodotto )

Proveniente dalla East Coast, ma stabilitasi a Los Angeles, Ca. per festeggiare la maggiore

età, Beth Wimmer è una raffinata cantautrice con uno stile molto personale che ingloba

country, soul, pop, folk e roots rock. Il tutto nel solco della più nobile tradizione delle grandi Signore di “Americana”: Joni Mitchell, Bonnie Raitt, Nicolette Larson, ma anche

Gillian Welch e Lucinda Williams. Dopo i primi tre lavori, pubblicati tra il 2004 e il 2011

e accolti molto favorevolmente da pubblico e stampa specializzata, è arrivato un momento

di riflessione e poi il trasferimento in Europa : destinazione Svizzera. Beth, sovente in tour

nel nostro paese, in Francia, Germania e Olanda, ci regala questo quarto album e, per l’ occasione, si fa accompagnare dai Mojo Monkeys, trio di L.A. che spesso frequenta i palcoscenici europei. Il loro recente e consigliatissimo “Swerve On” è stato una delle più

piacevoli sorprese dello scorso anno. “Bookmark”, registrato in Austria e Liechtenstein

con qualche ritocco aggiunto nella Città degli Angeli, è con tutta probabilità il disco più

maturo di Beth. L’ alchimia con il trio è perfetta e sorprendente e la mistura di country

venato di folk e soul “dagli occhi azzurri” ancora più gradevole e seducente. Dieci i titoli

in programma, di cui nove originali. L’ unica “cover” è “Starman” di David Bowie, sentito

omaggio all’ indimenticabile “Duca Bianco”.

 

L e A l t r e N o v i t à :

Michelle Malone, Bettye Lavette ( Strange Angels ), Vanja Sky, Victor Wainwright And The Train, Peter Karp, The Rex Granite Band feat. Sarah Benk, Gregg Stewart, Nico Wayne

Toussaint, Ilya Portnov, Richard Van Berger & Root Bag, Josh Hoyer, Cina Samuelson,

Jourdan Thibodeaux Et Les Rodailleurs, Lucia Comnes, Hermanos Herrera, Muddy Gurdy,

Tommy DarDar, Van Morrison.

 

D a l P a s s a t o :

Betty Everett, Fontella Bass, Earth Wind & Fire, The J.B.‘ s, Billy Stewart, Barbara Dane .

 

B e n v e n u t i A B o r d o !