20 ottobre 2017

M y s t e r y T r a i n - “ B l u e s G i r l s F r o m S e a t t l e “

 

D i s c h i d e l l a S e t t I m a n a :

 

C h r i s C a i n - “ C h r i s C a i n “ ( Little Village Foundation )

Eccoci di fronte ad uno dei grandi misteri del blues contemporaneo. Come mai un artista

dotato come Chris Cain è così poco conosciuto e continua ad esibirsi in piccoli clubs, per

una manciata di persone ? Se lo chiede anche Joe Bonamassa, sulle note di copertina di

questo nuovo album del bluesman di San Josè, California. Forse perché Cain non si è mai

allontanato molto dalla Bay Area, per promuovere i suoi dischi e dare slancio alla propria carriera. Può darsi…Chris Cain è sulla scena da più di trent’ anni e una dozzina di eccellenti lavori disseminati nel tempo con una certa parsimonia. Con un timbro

vocale che si pone a metà strada tra il lucido dinamismo di B.B.King e il posssente shout di

Big Joe Turner e un tocco chitarristico vicino a un altro Re ( Albert ), ma più propenso a rifiniture jazzy, Cain torna all’ incisione a sette anni di distanza dal precedente “So Many

Miles”. Il nuovo album, pubblicato dall’ etichetta no-profit fondata dal tastierista Jim Pugh

e registrato ai Greaseland Studios del norvegese Kid Andersen, lo vede attorniato da una

manciata di strumentisti locali di altissimo valore. Tra gli altri Tony Branaugel ( batteria ),

Larry Taylor ( basso ), la sassofonista Nancy Wright e gli stessi Pugh e Andersen. In scaletta

dieci titoli – otto originali e due covers di Eddie Vinson e Albert King – in cui Cain si destreggia con merito anche a pianoforte e sax. Passione, calore, tecnica strabiliante e, come sempre, tanta modestia : Chris ci conquista ancora una volta con le sue armi migliori.

Michele D’ Amour And The Love Dealers – “Lost Nights At The Leopard Lounge”

( Warrior Poet )

Non ci siamo dimenticati una “elle”, il suo nome è proprio Michele. Bambina prodigio

a soli sei anni compone canzoni e suona il piano – inizia presto ad esibirsi anche come

cantante nel coro di una chiesa di West Seattle. Poi arriva l’ infatuazione per la poesia.

Ma è la musica la vera grande passione. Ed eccola oggi, dopo anni di gavetta con molti

gruppi locali, a guidare il trio dei Love Dealers: Ryan Higgins ( chitarra ) , Patrick McDaniel

( basso ) e Ronnie Bishop ( batteria ). Due dischi alle spalle – “Sin Comin’ On (2014), “Ante

Up (2015) – e adesso questo nuovo lavoro, con un titolo che profuma di vita notturna e

atmosfera da club. “Le Notti Perdute al Bar del Leopardo” fotografano una band in piena

forma, dinamica e molto propensa a regalare ritmo e buonumore ai propri blues. Una vera

party-band” in grado di riempire la pista da ballo a tempo di rhythm & blues.

L’ ultima traccia, “Black Cat Boogie” è dedicata ai bambini. La band è stata infatti più volte

protagonista di eventi estivi pomeridiani con una larga partecipazione infantile. Il blues solo musica per anziani ?… Ma figuriamoci !

 

 

S t a c y J o n e s - “ L o v e I s E v e r y w h e r e “ ( Autoprodotto )

Ancora una bluesgirl da Seattle, Washington. Si tratta di Stacy Jones, giovane artista con una notevole esperienza alle spalle. La sua già nutrita discografia – sei albums all’attivo -

si arricchisce di un ulteriore tassello con questo nuovo disco, registrato nella sua città e

prodotto in compagnia di Floyd Reitsma, già tecnico del suono con i Pearl Jam e Dave

Matthews. La bionda Stacy è valente polistrumentista – suona dobro, chitarra acustica e

ritmica, armonica, Hammond B3 e piano – oltre a cantare e a firmare gli undici brani della

playlist. E anche in questa occasione si conferma ancora una volta abilissima nell’ armonizzare gli elementi soul, country, blues e r’n’r, che sono i tratti distintivi del suo stile.

Qualcuno ha descritto le sue composizioni come un affascinante incrocio fra il potente tuono blues di Howlin’ Wolf e la disarmante onestà di Lucinda Williams. Suggestivo.

Ci preme segnalare, in particolare, la “title-track”, composta subito dopo la tragedia del

nightclub di Orlando; lo strumentale “Stomp Jump Boogie”, che la vede duellare con il

leggendario armonicista Lee Oskar, suo idolo indiscusso e “Can’ t Find Love”, con l’ inizio

preso a prestito da “These Boots Are Made For Walking”, hit per Nancy Sinatra nel 1966.

 

 

S c o t t i e M i l l e r B a n d - “ S t a y A b o v e W a t e r “ ( Autoprodotto )

In forte ascesa la carriera di questo cantante, pianista e compositore, proveniente da Minneapolis, Minnesota. Più volte tastierista ufficiale in tour con la texana Ruthie Foster,

Miller ha scritto recentemente con l’ affermata “signora in blues” di Austin “I Was Called”,

una canzone che figura nell’ imminente album dei Blind Boys of Alabama. Ma è questo nuovo passo discografico a colpirci in modo particolare. Nelle dodici tracce interamente

autografe Miller riversa il suo intenso ed esuberante stile, un fumante amalgama di

soul, blues, r’n’b stile New Orleans, gospel, r’n’r e altro ancora. Il tutto suonato con il

prezioso apporto della band formata dai fedeli Patrik Allen ( chitarre ), Dik Shopteau (basso)

e Mark O’Day (batteria) e un agguerrito quartetto di fiati. Particolarmente apprezzabile il cameo della prestigiosa Foster, che offre il suo supporto vocale nella gustosa “Keep This

Good Thing Going” e altrettanto interessante “It Better Groove”, con un titolo che è tutto un

programma. Il critico Tom Hyslop ha scritto di Miller sulle pagine di Blues Music Magazine:

E’ come Dr. John che incontra The Band a casa di Springsteen”. Pronti a sottoscrivere senza alcuna esitazione.

 

L e A l t r e N o v i t à :

Ruthie Foster, Kelly Z, Kalo, James Armstrong, Mojo Monkeys, Chris Bad News Barnes,

Johnny Oskam, Mindi Abair And The Boneshakers, Val Starr & The Blues Rocket,

De Johnette, Grenadier, Medeski & Scofield, Savoy Brown, Jazzmeia Horn, The Flyin’ A’ S,

Ilana Katz, Willa Vincitore, Wee Willie Walker And The Anthony Paule Soul Orchestra,

Craig Cassler, Rob Lutes, Alex Lopez, Bill Frisell & Thomas Morgan.

 

D a l P a s s a t o :

Ike & Tina Turner, The Band, The Everly Brothers, Nancy Sinatra, Joseph Spence.

 

 

B e n v e n u t i A B o r d o !