14 settembre 2017

M y s t e r y T r a i n - “ B a c k O n A i r W i t h T h e B l u e s And… A Little Rap ! “

 

D i s c h i d e l l a S e t t i m a n a :

 

Bobby G with Curtis Grant, Jr. & The Midnight Rockers – “Still Standing”

(Third Street Cigar)

Eccoci di fronte ad un tardivo ma quanto mai brillante esordio discografico. Si tratta di Robert Lee Gray, in arte Bobby G., ultimo esempio in ordine di tempo di un bluesman

che ha dovuto rinunciare alla carriera per motivi contingenti. Settantatre anni, nato e

cresciuto in una piantagione di cotone – non è una leggenda ! ! ! – dalle parti di Winterville,

Mississippi e in seguito trasferitosi al Nord ( Toledo , Oh ) in cerca di migliori opportunità,

Mr. Lee ha da sempre nutrito una cocente passione per il canto blues, con B.B.King e Bobby Bland, suoi vecchi idoli, sempre nel cuore. Molta esperienza in clubs e locali e poi,

nel 1980, il ritiro per provvedere alla famiglia. All’ inizio del nuovo millennio e l’ arrivo della

pensione, eccolo di nuovo in forma smagliante accompagnato dai Midnight Rockers, band

guidata dall’ ottimo batterista Curtis Grant, Jr. “Still Standing”, opera prima pubblicata dalla neonata Third Street Cigar, che promette altre imminenti novità, è stata prodotta dal

titolare John Henry in coppia con Johnny Rawls, stella di prima grandezza nel firmamento

soul-blues contemporaneo. In scaletta dieci scintillanti titoli, quasi tutti firmati Rawls, che

esaltano le straordinarie qualità interpretative di questo magnifico esordiente di appena 73

anni. Sorprendente !

E a s t s i d e K i n g s - “ E a s t s i d e K i n g s “ ( Dialtone )

Fare emergere attempati talenti inespressi e riportare alla luce bluemen dell’ area urbana

di Austin, Texas caduti nel dimenticatoio. Questa è, da sempre, la benemerita missione di Eddie Stout, eccellente bassista e già lungimirante segugio per la gloriosa Antone Records. Da circa vent’ anni e con una trentina di titoli all’ attivo, la sua Dialtone ha ripescato dall’oblio una nutrita serie di artisti neri, sconosciuti al di fuori dei confini cittadini. Questo

nuovo capitolo consolida la sua fama e non tradisce le aspettative degli appassionati.

Dedicato al quartiere nero della della Capital City texana, a poca distanza da “downtown”,

per decenni brulicante di locali, teatri e clubs e centro nevralgico della movida notturna.

Eastside Kings” presenta sette magnifici protagonisti di quelle notti, grondanti di sudore

e buona musica. L’ album regala tredici canzoni in cui blues, soul, funk e r’n’b si amalgamano con naturalezza e trasmettono una freschezza vitale e contagiosa.

Due dei “Re di Eastside” ( Ray Reed e Birdlegg ) hanno già dimostrato in passato il proprio valore per l’ etichetta di Stout.Ma per quanto riguarda Soul Man Sam, Peewee Calvin, Bobby Gilmore, James “Jabo” Houston e Mac McIntosh si tratta di autentiche rivelazioni.

A dar man forte ai sette Re di Austin una straordinaria formazione di esperti strumentisti , diretta dal noto sassofonistaKaz Kazanoff e proprio dal “patron” Stout, qui nelle consuete vesti di attento e preciso bassista. La band si ritaglia anche lo spazio per infilare due notevoli titoli senza ricorrere alle voci “regali”. Da non mancare .

 

 

L i g h t n i n ‘ W i l l i e - “ No Black No White Just Blues “ ( Little Dog )

E’ un tipo davvero curioso Mr. William K. Hermes, in arte Lightnin’ Slim. Cappellaccio e

stivali da cowboy, occhiali da sole, aria furba e strafottente. E il titolo di questo album è

ancora più intrigante : “Non Bianco, Non Nero, Solo Blues”. Il colore della pelle non ha

alcun significato, qui c’è solo buona musica. Blues e non solo…Il chitarrista e cantante

californiano ha una mente lucida, una ricca ispirazione e soprattutto una sbalorditiva

capacità di sintesi. In dieci titoli e poco meno di mezz’ora “Fulmine” Willie ci solletica con

un geniale condensato di “roots for fun” , senza un attimo da gettar via. Non solo blues si

diceva, ma anche fiammate country, finezze jazz, slanci di r’n’b, ritmi rumba, boogie alla

John Lee Hooker ed una strizzatina d’ occhio alla “Black Magic Woman” di Peter Green.

Il tutto servito con gioia e buonumore, senza mai prendersi troppo sul serio. Il disco è

prodotto dall’ infallibile Pete Anderson ( D.Yoakam, L. Williams, J.Lauderdale…) , impegnato anche al basso e all’ armonica. In studio, tra gli altri, anche Skip Edwards

( Hammond B3 e fisarmonica ) e il sassofonista Ron Dziubla. Ascolto obbligato.

 

M i c h a e l P a c k e r - “I Am The Blues – My Story Vol. 3 “ ( Iris Music )

Questo disco, il terzo capitolo di una originale autobiografia musicale iniziata quattro

anni or sono , è stato pubblicato lo scorso 15 maggio. Troppo tardi perché il suo autore

ne vedesse la luce. Michael Packer ci aveva lasciato qualche giorno prima , stroncato da

un male incurabile contro cui combatteva da qualche tempo. Newyorkese d.o.c. – nato a

Manhattan e cresciuto a Bedford Hills – e attivo sin dalla metà degli anni ’60, Packer è

stato protagonista di una vita artistica molto intensa, permeata da un costante e profondo

impegno sociale e civile. Allo stesso tempo, purtroppo, le vicende personali sono state

oltremodo travagliate e segnate da lunghi periodi di eccessi e abuso di alcol e stupefacenti.

Gli esordi in solitario al Greenwich Village e in seguito all’ insegna del country-rock e folk

con i Papa Nebo (’69 ) al fianco del sassofonista Bob Mintzer, futuro Yellowjackets.

Un intermezzo westcoastiano come “busker”, in compagnia del giovane George Thorogood

per le strade di San Francisco. Al ritorno nella “Grande Mela” (’73 ) tre dischi con i Free Beer e l’ interesse sempre più forte per il blues e la musica nera, grazie ai preziosi incontri

con John Hammond Jr. e Matt “Guitar” Murphy. Stop forzato a cavallo tra ’80 e ’90 per

motivi di salute, per poi rientrare nel giro come bluesman ormai maturo e aperto a ogni tipo

di contaminazione.Session man molto richiesto, è più volte in studio e sul palco con l’ ultra

novantenne “Honeyboy“ Edwards, leggendario eroe del Delta ai tempi di Robert Johnson.

Numerosi albums con la propria band , accolti sempre con entusiasmo da pubblico e stampa specializzata, per giungere a questa trilogia – inaugurata nel 2013 – che racconta con emozionante partecipazione le proprie vicende artistiche e umane. Come nei primi due

volumi, anche qui le sette canzoni sono introdotte dalla voce narrante di Michael, sempre

più flebile e sofferente nel finale. Restiamo con un groppo alla gola, mentre il Paradiso del Blues ha spalancato ancora una volta le sue porte…Riposi finalmente in pace.

 

L e A l t r e N o v i t à :

Shannon McNally, Ruthie Foster, Kalo, Johnny Rawls, Hamilton Loomis, Chickenbone Slim

Rick Estrin & The Nightcats, The Halley Devestern Band, Scott Ellison, Los Straitjackets,

Geoff Alpert, Savoy Brown, Jack Tempchin with Janiva Magness, Dan Zanes And Friends,

Guy Davis & Fabrizio Poggi, Steve Howell & Jason Weinheimer, Ella Jenkins & Friends,

Terry Robb, The Sherman Holmes Project, Cary Morin, Deni Bonet.

 

D a l P a s s a t o :

Albert King, Stevie Wonder, Steely Dan.

 

B e n v e n u t i D i N u o v o A B o r d o !