06 aprile 2017

M y s t e r y T r a i n - “ H o w l I n ‘ & S h o u t i n ‘ T h e B l u e s “

 

D i s c h i d e l l a S e t t i m a n a :

 

B a c k t r a c k B l u e s B a n d - “ W a y B a c k H o m e “ ( Harpo )

Da trentacinque anni in attività, il quintetto di Tampa Bay, Florida aggiunge un nuovo

tassello, il quinto, ad un esiguo puzzle discografico. La band, il cui nome si ispira

direttamente a un celebre brano strumentale del leggendario Little Walter, è guidata

dall’ armonicista e cantante Sonny Charles e dal chitarrista Kid Royal - entrambi molto

capaci – e propone un blues elettrico compatto e dinamico, che celebra l’ incontro ideale

tra Chicago e Texas. “Way Back Home” risulta essere il loro disco più maturo e compiuto,

con una serie di eccellenti brani originali e un paio di incursioni nei repertori di Sonny Boy

Williamson e dello stesso Little Walter. Parte integrante del gruppo è Stick Davis, bassista

dei non dimenticati Amazing Rhythm Aces e ospite speciale il corpulento Victor Wainwright, straordinario pianista in prestito dai Wild Roots.

 

 

T h e M c i n t o s h C o u n t y S h o u t e r s

Spirituals & Shout Songs From The Georgia Coast” (Smithsonian Folkways)

La ultra centenaria tradizione dello “ring shout”, affascinante incrocio di canto e danza già diffusa ai tempi della schiavitù, arriva sino a noi per opera di questa formazione proveniente da Bolden, una minuscola comunità della Georgia settentrionale affacciata

sull’ Oceano Atlantico. Questo è il secondo album degli Shouters per la benemerita etichetta no-profit di Washington,DC. Il primo uscì nel 1983 e nel gruppo erano presenti

cantanti che appartenevano alla terza generazione dopo la schiavitù . I componenti originari non ci sono più e al loro posto sono subentrati altri più giovani artisti.

Il termine “shout” – che non significa “grido” in questo caso – deriva da una parola afro-

islamica che indicava una “danza sacra”. I cantanti si dispongono in cerchio e danzano

muovendosi in senso antiorario e accompagnadosi con il battito delle mani. All’ esterno un

altro componente percuote il terreno con un bastone per imprimere il ritmo alle canzoni. Work-songs e slave-songs , a cui si aggiungono, naturalmente, inni sacri, spirituals e gospel, quasi sempre strutturati nella forma “call-and-response”. Questo è il nobile ed emozionante repertorio in cui si muovono gli “Shouters”. Ancora una preziosa testimonianza della cultura popolare africana-americana, grazie all’ impegno di Smithsonian Folkways.

 

 

D e r r i c k P r o c e l l - “ Why I Choose To Sing The Blues “ (Hear And Now)

Composto a quattro mani con il paroliere vincitore di Grammy Terry Abrahamson, ”Why

I Choose To Sing The Blues” è il tardivo esordio di Derrick Procell, cantante e polistrumentista di Chicago , perdutamente innamorato delle “dodici battute” fin dagli anni

del “college”. In quel periodo , con i suoi Parchman Farm, conosceva a memoria e suonava

un’ enorme quantità di “classici” del blues. Dotato di una voce calda e appassionata, che

può ricordare Greg Allman e Delbert McClinton, Procell è giunto a piena maturità artistica

attraverso esperienze radiofoniche e televisive , che hanno esposto le sue canzoni ad un

pubblico sempre più folto. Graditissimi ospiti di questa “opera prima” tre stelle di assoluta

gradezza nel panorama blues della “windy City”. Il sempreverde Eddie Shaw,che duetta con il titolare nella traccia iniziale dedicata ad Howlin’ Wolf e gli inossidabili Bob Margolin e Billy Branch, che prestano la loro classe in altre due occasioni.

 

 

P a t t y R e e s e - “ L e t I n T h e S u n “ ( Azalea City )

Dopo il successo radiofonico del precedente “Strong Medicine”, la bionda cantante di

Washington, DC approda alla quarta fatica discografica con questo album , prodotto insieme al valente tastierista Tom Lepson, in passato collaboratore dell’ indimenticabile

Danny Gatton. Con una voce potente e duttile, accomunata più volte a quelle di Aretha

Franklin, Janis Joplin e Bonnie Raitt, Patty confeziona un gran bel disco, dove soul e blues

fanno la parte del leone . Nove brani originali di alta qualità e , in chiusura, le uniche due

covers”: la storica “Don’t Think Twice It’s Alright” del primo Dylan e “Goodbye” di Steve

Earle, titolo molto indicato per porre fine ad una scaletta.

 

L e A l t r e N o v i t à :

Cece Winans, Zoe Schwarz Blue Commotion, Lauren Mitchell, Jim Gustin & Truth Jones,

Walter Broes & The Mercenaries, Samantha Fish, Geoff Achison, Levee Town, Garry Tallent

Nico Duportal & His Rhythm Dudes, Delta Moon, Honey Island Swamp Band, Jack Scott,

Jesse Dayton, Billy Price feat.B.Price Band, Chris Bergson Band, Bev Grant, Marc Savoy,

Raphael Wressnig & Igor Prado feat. Wee Willie Walker.

 

D a l P a s s a t o :

Howlin’ Wolf, Little Walter, Herb Alpert’ s Tijuana Brass, The Texas Playboys, Hot Club of

San Francisco.

 

 

B e n v e n u t i A B o r d o !